Capita frequentemente, oggi, di sentire parlare (a volte anche a sproposito) di orientamento sessuale, genere, scelte di vita, comportamenti inadeguati, senza sapere con certezza a cosa ci stiamo riferendo o, peggio, rischiando di far confusione mettendo
insieme caratteristiche ed aspetti che sono in realtà distinti tra loro.
Cerchiamo allora di fare un po’ di ordine, senza la pretesa di essere esaustivi in materia, ma provando a definire alcune “linee guida” per capire meglio chi siamo, come si orientano i nostri sentimenti, che scelte facciamo e come ci comportiamo nella vita di tutti i giorni.

L’orientamento sessuale, ovvero l’attrazione e il desiderio innati che proviamo verso il nostro “(s)oggetto” d’amore, si configura all’interno della formazione della nostra identità, definendosi e prendendo forma in età adolescenziale per poi consolidarsi e strutturarsi nell’età adulta. Innamorarsi di una persona dello stesso sesso (omosessualità) o di quello opposto (eterosessualità), o non avere una preferenza marcata per uno dei “due” sessi, fa parte delle caratteristiche fluide e dinamiche della personalità e non è strettamente in relazione all’appartenenza sessuale biologica.

Il concetto stesso di mascolinità e femminilità può avere più significati a seconda del contesto a cui lo riferiamo: fisiologico, psicologico o sociale. Definirsi maschi o femmine in base al sesso biologico di nascita è diverso dal sentirsi maschi o femmine da un punto di vista psicologico e/o identitario, così come è diverso dal genere maschile e femminile culturalmente inteso e anche dal ruolo di uomo o donna che si ricopre (o ci si aspetta di dover ricoprire) all’interno del contesto sociale in cui si vive.

Questi aspetti possono coincidere quando il proprio genere di appartenenza corrisponde al modo di sentirsi, identificarsi e viversi sperimentato individualmente e con il modo di definirsi e comportarsi culturalmente definito e infine con il ruolo che si riveste all’interno della società; oppure possono divergere nel momento in cui il sesso biologico non rispecchia il genere di appartenenza psicologico o non corrisponde alle “abitudini” e agli stili condivisi.

L’attrazione che proviamo per un’altra persona non è quindi “vincolata” alla sessualità biologica: le persone omosessuali non hanno necessariamente problematiche identitarie rispetto al proprio genere di appartenenza e non per forza mostrano o sentono di doversi definire con caratteristiche del genere opposto; così come le persone eterosessuali possono avere ben chiaro di amare persone dell’altro sesso ma sentire di avere stili, modalità e peculiarità proprie del genere opposto a quello di nascita.

Le persone trasgender, invece, si sentono intrappolate in un corpo biologico che non le rispecchia e non le identifica e possono sentire di amare persone dello stesso sesso (o, meglio, genere) o di quello opposto.

Come è evidente la questione è molto complessa, o è più corretto dire dinamica, ed è molto facile cadere in pregiudizi e stereotipi nel momento in cui si è abituati (culturalmente) a fare riferimento a categorie o concetti (troppo) definiti e restrittivi. Per questo motivo oggi non si parla più di eterosessualità, omosessualità e bisessualità ma delle eterosessualità, delle omosessualità e delle bisessualità, per non correre il rischio di far rientrare un vasto insieme di emozioni, sentimenti, modi di essere, sentire, comportarsi e vivere in uno schema che li intrappoli e non li definisca e comprenda appieno.

Quindi, riassumendo possiamo dire che:

  • il sesso biologico si riferisce alle caratteristiche fisiologiche che ci contraddistinguono come maschi o femmine o ermafroditi (quest’ultimo caso quando a livello di apparati genitali non c’è una distinzione netta);
  • l’identità di genere maschile o femminile o non definita ha a che fare con gli aspetti psicologici ed identitari dell’essere, del sentirsi e dell’identificarsi come maschi o femmine e può coincidere con il sesso biologico di appartenenza o divergere (transgenderismo e transessualità)
  • il genere maschile o femminile riguarda gli aspetti culturalmente definiti delle categorie di appartenenza: ciò che ci si aspetta da un maschio e da una femmina, come li si caratterizza e come li si definisce; inizia dalla nascita e ancor prima durante la gravidanza quando si formano immagini, fantasie, aspettative e comportamenti nei confronti del proprio figlio o figlia (a partire dal modo di parlargli, di vestirlo, i giochi che gli si comprano, lo stile e le abitudini con cui lo si educa..);
  • il ruolo di uomo o donna fa riferimento alla “parte” che si svolge all’interno della società, al ruolo appunto che ci si aspetta o si immagina di dover ricoprire socialmente e a livello lavorativo all’interno della comunità di appartenenza in quanto uomini e donne;
  • l’orientamento sessuale fa riferimento all’oggetto d’amore: verso chi proviamo attrazione, chi desideriamo, di chi ci innamoriamo (eterosessualità, omosessualità, bisessualità..)

In conclusione, possiamo dire che non esistono orientamenti sessuali, comportamenti, scelte di vita o modi di sentirsi e comportarsi che siano giusti o sbagliati, perché chi siamo, come ci identifichiamo, chi sentiamo di amare e come ci comportiamo non dipende solo dalla biologia.  Noi siamo un universo di possibilità e abbiamo un insieme di pensieri, emozioni e sentimenti talmente ricco ed importante che, se lo permettiamo, ci porta a viverci e sperimentarci nella massima realizzazione di noi stessi.

 

BIBLIOGRAFIA

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Dott. Fabio Massimo Stefanoni
Psicologo Psicoterapeuta