Di adolescenza buona oggi non se ne parla. Che non faccia notizia è scontato, ma che debba essere demonizzata, ridotta al suo peggio, senza vederne il potenziale, l’aspetto trasformativo ed innovativo è un grave errore.
Articoli, servizi, blog, ritraggono l’adolescente nelle sue parti più passive: “gli sdraiati”,  come li ha definiti Michele Serra, che confondono il giorno con la notte, senza interessi, con poca conoscenza del senso della fatica e dell’impegno, che vegetano in mutande davanti a tablet, cellulari e frigoriferi pronti a riempire vuoti sconosciuti.

Oppure adolescenti pericolosi, che per noia o per vanità, si ritrovano ad agire da soli o “in branco”, a trasgredire, senza empatia e consapevolezza della sofferenza e dignità altrui. In realtà c’è molto altro. E non intendo realtà di sofferenza. Perché questa sarebbe l’alternativa che fa comunque notizia: hikikomori, uso di sostanze ancora in aumento, forme di ansia e depressioni con esordi precoci, abbandoni scolastici e quant’altro.

“Adolescente”, dal punto di vista etimologico, è il participio presente di adolescere e significa “colui che si nutre“. Non viene posto l’accento sulla crisi, né sul cambiamento, bensì sul nutrimento. Che cosa significa? Di che nutrimento stiamo parlando? Di fronte ad una totalizzante metamorfosi a cielo aperto, in cui tutto cambia, dal corpo alle relazioni, dalla psiche all’emotività, con una conseguente ed inevitabile confusione, il nutrimento possibile senza il quale l’adolescente non può stare e diventare l’adulto che dovrà essere, cioè “colui che si è nutrito”, riguarda il rinforzo narcisistico ed il rispecchiamento autentico dei suoi talenti e della sua unicità.

Nella prefazione al libro di Tommaso Senise, Galli scrive: “Parlandogli con schiettezza, non mentendogli, non dimostrando pietà e col tono generale del nostro discorso noi avremo empaticamente comunicato al ragazzo la nostra certezza che esistono forze in lui costruttive che egli può mobilitare e di cui si può servire”.
Forze che realmente esistono, ma che, per essere, necessitano di un rispecchiamento autentico, devono cioè vedersi riflesse negli occhi degli altri, valorizzate, sostenute, amate, raccontate, comunicate. Solo così l’adolescente nutrirà il proprio precario narcisismo, messo alla prova dal suo ingresso trionfale, ma spaventato, nel mondo adulto.

Se solo riuscissimo ad avere uno sguardo più curioso, aperto e non giudicante scopriremmo che il mondo adolescente è un mondo profondo, intenso, fatto di slanci comunicativi, di emozioni esplosive ed incandescenti, di stili, gusti e passioni da sperimentare, di viaggi introspettivi alla ricerca di un sè che è ancora accennato. Scopriremmo che hanno intelligenza e vivacità, che sono forti fisicamente, ma ancora fragili e tormentati. Che si innamorano, che scrivono rime, che hanno paura di baciare e di non essere all’altezza delle aspettative. Scopriremmo che ci sono anche grandi tormenti, interrogativi e dubbi di appartenenza, proiettati incessantemente nel mondo esterno, in modo spesso provocatorio, ma con una grande necessità di ascolto e di ricerca di risposta da parte di un interlocutore attento.

Risposta che potrebbe fare la differenza, risposta che potrebbe valorizzare e riconoscere il potenziale trasformativo ed innovativo, risposta che potrebbe aprire un varco alla possibilità che anche l’adolescenza buona faccia notizia.

Perché l’adolescenza buona esiste ed è tra noi. Dobbiamo imparare a vederla.

 

BIBLIOGRAFIA

  • Serra M. (2015). Gli sdraiati. Universale Economica Feltrinelli
  • Aliprandi M., Pelanda E., Senise T. (2004). Psicoterapia breve di individuazione. La metodologia di Tommaso Senise nella consultazione con l’adolescente. Universale Economica saggi Rossi, Feltrinelli

 

Dott.ssa Elisa Longari
Psicologa Psicoterapeuta